Albergo Etico: un albergo, una scuola, una casa e… un futuro!

Albergo_Etico

Albergo Etico è la dimostrazione di come sia possibile conciliare impresa sociale e business, ed è la prova di come si possa ribaltare il concetto di assistenza al disabile, che da fruitore del servizio turistico ne diviene il gestore. Antonio De Benedetto, Presidente di Albergo Etico, e Andrea Cerrato, Segretario di Albergo Etico e Assessore all’Agricoltura, Turismo, Commercio e Attività Produttive del Comune di Asti, ci illustrano questo straordinario e innovativo metodo di formazione attiva.

Quando e come è nato il progetto Albergo Etico?

Il progetto è nato nel 2006 per rispondere ad un’esigenza specifica, ovvero permettere a Niccolò Vallese, un ragazzo affetto da sindrome di down, di terminare il percorso di studi della scuola alberghiera. Inserito come stagista presso il ristorante Tacabanda di Asti, Niccolò ha compiuto, in pochi mesi, una vera e propria trasformazione, cambiando completamente le prospettive della sua vita e quelle della sua famiglia. Grazie alla sensibilità (e follia) di un gruppo di amici e imprenditori, senza esperienze lavorative o vissuti familiari in questo specifico ambito, è nato così Albergo Etico, un percorso e progetto formativo che dai fratelli De Benedetto, i gestori del Tacabanda, ha coinvolto man mano altre strutture ricettive. È così il sogno di far uscire dall’anonimato decine di ragazzi e far rinascere le loro famiglie sta diventando, poco per volta, realtà!

Si tratta di un progetto che ribalta completamente il concetto di assistenza al disabile, visto che i ragazzi stessi sono parte attiva nella fase di accoglienza al turista. È stato difficile far passare questo concetto?

È stato necessario, e lo è ancora, far cambiare prospettiva, non solo trasmettere un concetto. Quando presentiamo il nostro progetto, in Italia e nel mondo, la prima cosa che diciamo è che “Albergo Etico non è volontariato, non è assistenzialismo, ma un progetto imprenditoriale”. Solo in questo modo l’approccio è diverso, come è giusto che sia. In caso contrario, continueremo ad alimentare centri (spesso parcheggi!) che poco o nulla danno alla società, e che forse servono solo a scansare il problema. La nostra idea è diversa. Sappiamo che esistono disabilità e patologie completamente diverse tra loro, sappiamo che ogni ragazzo deve compiere un suo percorso e che i risultati possono essere completamente differenti l’uno dall’altro, ma allo stesso tempo siamo consapevoli che il disabile rappresenta una risorsa e non un costo. È necessario operare quel salto che anziché farci chiedere quanto costa allo stato un mese in un centro di assistenza o di recupero, ci porti a domandare quanto e cosa può dare un ragazzo disabile inserito nel mondo del lavoro. Questo è il cambio di prospettiva.

Quanti sono, ad oggi, i ragazzi coinvolti e con quali disabilità?

Ad oggi, i ragazzi coinvolti nel progetto sono ventisei. Provengono da tutta Italia (ma il gruppo piemontese è molto folto) e alcuni sono affetti da sindrome di down, altri presentano una disabilità intellettiva con ritardo cognitivo, altri ancora sono affetti da cecità e ipovedenza.

In che modo le strutture in cui lavorano i ragazzi sono state coinvolte nel progetto? Hanno aderito spontaneamente?

C’è stato un grande lavoro sul campo… il successo dell’inserimento di Niccolò nel ristorante Tacabanda, l’impegno della Presidenza del Consorzio Turistico Asti e Monferrato e dell’Associazione Gente & Paesi Onlus ad inserire i ragazzi nei progetti istituzionali hanno piano piano contaminato e contagiato l’intera città. Certo, c’è ancora molta paura da parte degli imprenditori ad accogliere i ragazzi all’interno delle loro strutture. Paura che nasce, da una parte, dalla mancanza di conoscenza e, dall’altra, è figlia di certe lungaggini burocratiche. Per questo, nei prossimi mesi andremo a codificare un metodo (download) che sarà la sintesi di anni di lavoro, di test o meglio di tentativi. Non siamo medici, abbiamo accettato insieme alle famiglie una sfida, abbiamo fatto un percorso con loro. Non sappiamo dare risposte tecniche a quanto è successo, sappiamo che è stato un percorso lungo, impegnativo con risultati eccezionali. Ora con il metodo tutto sarà più facile, sia per aderire al progetto, sia per replicarlo altrove.

In futuro, pensate di inserire i ragazzi anche in strutture diverse da quelle ricettive?

La chiave di lettura è fornire a questi ragazzi gli strumenti per gestire in modo autonomo la propria vita. L’Albergo Etico è un metodo di formazione attiva per il raggiungimento dell’indipendenza e dell’autonomia personale attraverso ciò che c’è di più professionalizzante e vicino ad una casa, ossia l’albergo. Il primo obiettivo è consentire a questi ragazzi di diventare persone libere e capaci di apprendere; solo in questo modo si possono predisporre tutti quegli strumenti di legge che consentono ai ragazzi il collocamento sgravato ed agevolato per esistere e trovare la propria strada nella società civile come lavoratori, volontari, cittadini indipendenti.

Quali ricadute ha avuto il progetto sulle famiglie dei ragazzi e sull’intero territorio?

Straordinarie… si sa che molto spesso l’handicap viene “trasferito” ai genitori che vivono la disabilità del figlio con impotenza e sensi di colpa… ebbene, la grande famiglia che si generata è attenta e sostiene i genitori nel loro percorso di vita con pennellate di allegria e sincera condivisione che finiscono per annullare quel grigio di base, sinonimo di frustrazione e senso di inadeguatezza. La disponibilità e il piacere da parte di tutte le persone nel raccogliere la sfida dell’integrazione ha regalato una marcia in più al team cittadino… e questo in campo turistico è fondamentale! Non dimentichiamoci poi che Albergo Etico è un progetto imprenditoriale e come tale può determinare (e in parte l’ha già fatto) un incremento di fatturato, attrarre investimenti e persino generare un mito, quello della “città etica europea”!

Perché in Italia si pensa ancora che impresa sociale e business siano incompatibili? 

Perché il sistema di base è cresciuto generando orticelli, interessi economici e politici tali che una buona idea muore per invidia o per squallidi interessi. Perché manca un metodo per far sì che il businnes, il social businnes e le persone disabili si formino sullo stesso modello strategico, si incontrino in modo stimolante e proseguano un naturale percorso insieme.

Quanto ha contribuito la collaborazione sinergica tra i diversi soggetti, formazione professionale, strutture ricettive e pubblica amministrazione, al successo del progetto?

Il progetto sta avendo successo perché un gruppo di persone ha deciso di rompere gli schemi. È chiaro che l’interazione costruttiva tra i diversi soggetti è stata fondamentale, ma senza le persone il progetto non sarebbe mai partito. C’è ancora una grande rigidità mentale degli imprenditori e burocratica delle amministrazioni. Ma ormai il percorso è avviato, dirompente. E faremo di tutto per far sì che il centro studi “Albergo Etico” rimanga ad Asti, e che proprio Asti diventi il primo esempio virtuso di città etica. Detto ciò, la priorità sono i ragazzi, per cui se troveremo un ambiente più ricettivo non ci penseremo due volte!

Il traguardo più importante che avete raggiunto e i vostri prossimi obiettivi

Il traguardo più importante che abbiamo raggiunto è constatare come tutti i giorni possiamo contribuire al cambiamento sociale del nostro Paese, traguardo che lo stesso Parlamento Europeo ci ha riconosciuto, consegnandoci, lo scorso anno, il “Civi Europaeo Praemium”, ovvero il Premio del cittadino europeo. L’inaugurazione del primo Albergo Etico, ovvero una struttura alberghiera 4-5 stelle con ristoranti, beauty farm, servizi commerciali, ecc… è invece il nostro prossimo obiettivo, il punto di arrivo non per noi ma per la società. La realizzazione dell’Albergo Etico significherà aver raggiunto un’apertura mentale nuova e un nuovo approccio alla vita. Se il concetto di “accessibilità totale di una città” è un concetto per certi versi utopistico, la creazione di un albergo di classe superiore totalmente accessibile e gestito da disabili è un’opportunità facile da raggiungere. Parliamo tanto di crisi, ma visto che in Europa il potenziale dei turisti disabili è di oltre 80 milioni di persone, non sarebbe il caso di discutere di imprenditorialità?

Per concludere, una storia che vi ha particolarmente colpiti

La storia di una mamma che odiava Asti per via della sindrome del figlio. Vittima della depressione, questa donna è diventata una colonna dell’associazione, trovandovi tanti amici con cui condividere la straordinaria normalità di un figlio che tutti i giorni ci insegna i valori della vita, e che da quando è nata la piccola Emy (figlia di uno degli esercenti coinvolti nel progetto) si diverte a fare il baby sitter.

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9 risposte a Albergo Etico: un albergo, una scuola, una casa e… un futuro!

  1. Antonio Ricci ha detto:

    L’ha ribloggato su Antonio Maria Ricci.

  2. filippo051180 ha detto:

    Ottima iniziativa! Nei prossimi giorni mi informerò se esiste qualche struttura pronta ad aderire anche quì in Abruzzo!

    • silviabuttini ha detto:

      Grazie, Filippo! Tienici aggiornati… la nostra speranza è che altre strutture facciano proprio il metodo di Albergo Etico, dimostrando che è possibile coniugare buone pratiche e profitti economici!

  3. Pingback: Albergo Etico: un albergo, una scuola, una casa e… un futuro! | Filippo Tenaglia

  4. Pingback: L’Albergo Etico: un nuovo progetto firmato Download | Viaggiando s'impara

  5. Bellissima iniziativa, che racconto anch’io sul mio blog (http://viaggiandosimpara.org/2014/09/18/lalbergo-etico-un-nuovo-progetto-firmato-download/). La vostra intervista è così interessante che l’ho citata (con un apposito link a questo post), spero non vi dispiaccia 🙂

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